Noir/2 - My Way

Ecco il secondo "noir musicale" che vi propongo, dopo Just the two of us, che spero abbiate apprezzato e vi abbia sorpreso nel finale. Oggi tocca a Sinatra, e la sua My Way. Enjoy!

My Way
by Matteo Lietti

Un paesaggio piuttosto ameno quello che circonda il gruppetto; il sentierino di ghiaia si muove dolce tra i declivi rocciosi che paiono abbondare nella regione, una regione di cui sembrano conoscere davvero poco. Non si sono pressocchè mossi, in questi ultimi giorni, e questo non ha fatto che aumentare l’odio che il Barbuto prova verso il Nero; è da tempo che il Barbuto cova questo sentimento di disprezzo verso il compagno. E, come le braci che continuano ad alimentarsi sotto lo scuro strato delle ceneri, pronte a ravvivarsi e tornare fiamma, così l’astio che prova nei suoi confronti ha fatto breccia nella ragione ed è sfociato nell’istinto. Il Barbuto non riesce bene a spiegarsi perché il Nero non gli sia mai andato a genio: non è per il colore della pelle, oh, no. Non è un razzista, non cavalca e non cavalcherà mai i pregiudizi; è qualcosa che va oltre l’apparenza, e scava nel profondo: anche se quella sua rigida compostezza, quei suoi lunghi silenzi, quei suoi occhi persi spesso nel vuoto non fanno che accrescere il tutto. E poi, quel sorrisetto che il Nero porta sempre stampato sul volto gli dà davvero sui nervi. Probabilmente sarebbe successo tutto molto prima, se solo gli incontri tra i due non fossero così sporadici: una volta l’anno, quasi servisse a rinsaldare rapporti che non sono mai esistiti. Poi, un oblio lungo dodici mesi, in cui nessuno vede più l’altro; e in questo periodo, le fiamme tornano quiete sotto la cenere, e lì vi rimangono, almeno fino ad oggi.
Lo eliminerà. Ci aveva già pensato, non è certo questa la prima volta; ma c’è qualcosa di diverso: una domanda. Una domanda davvero brutta, se non c’è un controcanto che la smorza, che la zittisce: perché no? Già, perché no? Non ci sono motivi che gli impediscano di farlo; basta attendere che nessuno guardi, e poi giù, nel burrone che costeggia il sentiero. Non se ne vede neanche la fine.
Tragica fatalità, si dirà; magari è scivolato su quel poco di neve che pare sopravvivere a questo clima mite che accompagna sempre questi viaggi; il Barbuto, in realtà, non ha ancora ben capito chi dei suoi compagni scelga ogni anno la meta, con paesaggi sempre simili, senza fantasia, spostandosi su sentieri ghiaiosi che spesso portano a fastidiose cadute. Per poi ritrovarsi in luoghi sempre uguali, con persone sempre uguali; che strazio.
Perché no, quindi? Farà a modo suo, percorrerà la sua strada, il Barbuto. I did it my way, potrà dire, come cantava Sinatra, in una canzoncina che gli frulla nella testa da un bel po’ di tempo a questa parte.
Basterà aspettare il momento propizio, quando potrà lanciarsi sul Nero, e spingerlo giù, oltre la sottile linea che delimita la salvezza dal precipizio.
Nessuno li sta guardando, il resto del gruppetto è appena più avanti. Ed eccolo, in bilico, il Barbuto. In tensione, per il momento culminante; è un ansia piacevole, un’attesa straziante ma adrenalinica. Poi, la prima spinta, quella che porta il Barbuto al fianco del Nero. Una spinta che pare arrivare da lontano, una spinta che proietta con indiretta veemenza il Nero oltre il dirupo; là, nel buio, nel nulla.
Un urlo sordo accompagna la caduta, quasi che il Nero non si fosse neanche accorto di ciò che stava accadendo; al Barbuto è parso di vederne addirittura il fastidioso sorrisetto. Ma che importa, ora? Se ne è liberato, e quei denti verranno ricordati con odio, e con felicità, perché finalmente, il Nero è morto. I did it my way, ora lo può dire, il Barbuto. E riassapora la melodia, che pare quasi aleggiare nell’aria.

“Spegni lo stereo, Giorgio! Non ne posso più di Sinatra!”
“Non mi puoi dire una cosa del genere… è The Voice, la Voce… Sara, è sparito un Re Magio dal presepe, l’hai toccato tu?”
“Cosa, tesoro?”
“Un Magio! Ah, no, niente, eccolo! Era finito sotto il tavolino, probabilmente quando l’ho preso dentro… ora rimetto a posto te, alzo questo che era caduto… Ed eccovi, di nuovo tutte e tre insieme! Felici, e contenti!”


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